Sicurezza incidenti e tecniche

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carlvader
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Re: Sicurezza incidenti e tecniche

Messaggio da carlvader »

Ciao a tutti. Quando ho iniziato a praticare questo sport nel 1998 tutto era da inventare. Non esistevano quick release ed il leash dell'ala veniva connesso al polso con un collare chiuso con il velcro. Io ed i pochi praticanti di allora, non avevamo la minima idea del range delle ali......si usciva sempre con il 9 peraltro a due linee e senza depower. “Tifone”? Calma piatta? 9, punto e basta. Ma la pericolosità intrinseca di questo sport mi era già allora ben chiara. Mi dotai così del sistema di sicurezza più efficace di tutti: la prudenza e la chiara conoscenza dei miei limiti e dei fattori meteorologici che governano l'ambiente marino. In questo la grande esperienza windsurfistica e surfistica mi aiutò non poco. Fui uno dei primi a non usare il leash per la kiteboard. Ma non è bastato. Tanta acqua è passata da allora sotto la carena delle mie tavole ed ho avuto come tutti i praticanti anziani, i miei incidenti e tutti con un comune denominatore: ignorare la regola principale che mi ero imposto, la prudenza. Fare un kite loop a circa 8 metri con 34 nodi di vento comporta dei rischi ed io mi sono fratturato lo sterno; quella volta ho rischiato di morire, dopo l'impatto stavo perdendo i sensi e nonostante il dolore atroce riuscii a rilanciare l’ala ed a tornare a riva. Un amico fu lesto nell'assistermi e nel chiamare l'ambulanza. Episodio nr. 2, atterrare l'ala senza sganciare in self landing comporta dei rischi, soprattutto con il vento forte on shore, ed io mi sono tagliato una mano per rimediare ad una situazione che si faceva piuttosto complicata. Sottovalutai le raffiche è rischiai di pagare un prezzo salatissimo peraltro in uno spot pieno di ostacoli. Poi i brutti wipe out in onde anche molto grandi non si contano ma qui rientriamo nei rischi ordinari del wave riding. Ecco, proprio in uno di questi una linea si intrecciò ad un piede e sapete cosa evitò guai seri? La scarpetta di neoprene. Personalmente, anche nel periodo estivo ed alle Hawaii, calzo sempre le scarpette di neoprene. Credetemi ne vale la pena. Maggior grip sulla tavola, protezione ai piedi sul reef e quando si cammina sulla sabbia bollente non ci si ustiona, questi sono alcuni fattori che ne rendono consigliabile l'impiego. Comunque i due incidenti citati mi hanno ricondotto, sotto certi aspetti, a più miti consigli. Il 99 x 100 delle session indosso il caschetto ed in condizioni dure anche l'impact. Inoltre verifico periodicamente l'efficacia dei quick release e della taglierina. Kite loop con oltre 20 nodi? Neanche a parlarne e se atterro l'ala da solo, a meno di copertura della costa dal vento, attivo il quick release.
Fatto il necessario “mea culpa”, dall’analisi di alcuni recenti episodi, devo amaramente constatare che molti praticanti sottovalutano fortemente i rischi che la pratica del kiteboarding comporta. Vedere kiters in acqua con due trombe marine all'orizzonte è semplicemente raccapricciante. Vedere, domenica scorsa, alcuni kiters che escono con il 12 quando io ero pieno con il 6 è parimenti raccapriciante e per poco non ci è scappato il morto: un ragazzo si è ferito gravemente finendo addosso ad una diga fratturandosi il cranio ed una gamba. Ne uscirà, fortunatamente, malconcio ma vivo. E questo è il secondo incidente occorso nel mio home spot dall’inizio dell’anno, del primo ne avete già dato conto. Sempre domenica scorsa due kiters hanno ben pensato di intrecciare le loro linee. Risultato? Uno dei due ha sganciato liberandosi successivamente dell’ala, l’altro ha dovuto gestire per alcuni lunghissimi interminabili secondi la trazione di due ali con 34 nodi di raffica, non si sa come ma ne è uscito con l’aiuto di un terzo praticante. Quindi, per concludere, prudenza, prudenza ed ancora prudenza.
Aloha and Godspeed

PS: aiutate sempre chi si trova in difficoltà ho perso il conto di quanti recuperi (anche con il windsurf...) ho effettuato!
Kazuma Hawaii
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